Il Mangostano e le sue proprietà

Probabilmente avrai già letto qualcosa ma forse non ti ha ancora convinto o magari hai ottenuto qualche informazione parlando con gli amici o leggendo qualche rivista.
Beh, posso anticiparti che non ho alcuna intenzione di essere ripetitivo.

Non voglio convincerti di nulla, non voglio venderti alcun prodotto affermando che le sue proprietà benefiche e curative siano senza eguali. Il mio compito, come informatore, è solo quello di spiegarti quali sono le proprietà del mangostano.

Il mangostano, anche se probabilmente già lo saprai, è un frutto. Le varie popolazioni lo usavano per qualunque cosa: problemi intestinali, cura di gengiviti, tonico e addirittura tagliato a fette e posto su una parte dolorante (ma non si usava la bistecca?).

Sì, difficile contare gli svariati usi del mangostano da parte delle tribù indigene, ma credo che questo sia di poco rilievo visto che può portarci su un’unica direzione: confonderti le idee!

Il mangostano ha solo la proprietà di combattere lo stress ossidativo e ostacolare i processi infiammatori presenti nel tuo organismo.

Personalmente non sono a conoscenza che possa fare altro.

Il frutto del mangostano può avere favolose proprietà antiossidantiQuindi, se in questo momento non hai alcuna infiammazione in atto e il tuo livello di stress ossidativo è sotto controllo, allora, è inutile che tu continui a leggere. Se vuoi saperne di più, invece, ti consiglio di leggere qualcosa sugli...

ATTENZIONE: Se sai già tutto sul mangostano e vuoi provare i suoi effetti benefici, allora scopri di più sulla purea di mangostano.

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L’uso delle radici in cucina

Postato il 13/10/2016

La cucina mediterranea è tra le più variegate che esistano, ricca di ortaggi e frutta, non mancano nelle ricette tradizionali e non, nemmeno le radici. Probabilmente la cosa potrebbe sembrare strana, ma non tutti sanno che la carota e la rapa, ad esempio, sono delle radici. Cerchiamo quindi di barcamenarci al meglio in questo campo, cerchiamo di saperne di più. Introdurre tuberi e radici nella propria dieta è molto semplice, considerato che tutte varietà note e meno note sono facilmente reperibili direttamente dal contadino oppure presso i mercati agricoli e i mercati rionali. Si scelgono questi tipi di alimenti perché sono ricchi di proprietà benefiche per il nostro organismo.

Le radici in cucina sono un toccasana per la salute ed una delizia per il palato

Per avere le idee chiare iniziamo a capire che differenza c’è tra una radice ed un tubero. La radice è quella parte della pianta che ha il compito di assorbire acqua e sali minerali dal terreno per il proprio nutrimento. Ma non solo le radici svolgono anche la funzione di ancoraggio e di produzione di ormoni che aiutano la crescita del germoglio. In natura esistono diversi tipi di radici come, ad esempio, quelle tuberizzate che sono la carota, la rapa, la barbabietola, nient’altro che un ingrossamento della radice principale o secondaria. Il tubero, dal canto suo, è una parte del fusto della pianta posta al disotto del terreno che ha la funzione di riserva di sostanze nutritive. Sulla superficie dei tuberi si trovano delle gemme, conosciute con il nome di “occhi”, che permettono la crescita della pianta. L’esempio più noto di tubero è la patata, tra i più consumati sulle nostre tavole. In questo caso, il rizoma è un fusto sotterraneo, molto simile a una radice ingrossata, che è in grado di produrre germogli ad ogni nodo, dove si formano nuovi apparati radicali.

Tutte le radici che si utilizzano in cucina sono ricche di sostanza nutritive e benefiche per la nostra salute. Inoltre trovano ampio impiego per la realizzazione di deliziosi manicaretti. Vediamo quali sono quelle più utilizzate in cucina:

Barbabietola rossa

radiciLa barbabietola rossa, conosciuta anche come rapa rossa, è molto presente sulle nostre tavole, anche se meno di quanto dovrebbe. Questa radice è ricca di fibre solubili e insolubili, utili per la digestione, di sali minerali come ferro, potassio, calcio, magnesio e iodio, di antiossidanti e di vitamina C e vitamina A. la barbabietola rossa può essere mangiata sia cruda che cotta.

Rapa bianca

Un altro tipo di rapa è la rapa bianca, o semplicemente rapa, di cui si consumano non solo la radice ma anche le punte, meglio note come cime di rapa, usate soprattutto in puglia per la preparazione di piatti tradizionali. Con la rapa solitamente si può preparare un passato simile ad un purè in alternativa al classico fatto di patate. La rapa bianca è stata utilizzata si dai tempi antichi nella cucina povera della tradizione culinaria italiana. La rapa bianca è ottima per preparare zuppe, minestre e contorni.

Batata rossa

La batata rossa è un tubero poco noto e molto particolare. E’ ricca di fibre, vitamina, potassio, magnesio, ferro e calcio. Contiene flavonoidi e antociani. Ha uno spiccato potere antiossidante e antiage. Contiene un’elevata concentrazione di sostanze benefiche per il nostro organismo non solo nella polpa ma anche nella buccia. A differenza delle normali patate, può essere consumata anche cruda. Il suo sapore è molto simile a quello della zucca, dolce e delicato, ma la consistenza è più compatta e solida.

Daikon

radiciSeppur davvero quasi sconosciuto in occidente, il daikon è un ortaggio molto utilizzato nei paesi orientali e, negli ultimi tempi, sta iniziando a fare la sua comparsa anche nelle ricette nostrane. Appartiene alla famiglia del ravanello comune. Favorisce la depurazione dell’organismo, a partire dalle vie urinarie, contribuendo a contrastare la ritenzione idrica. E’ diuretico e drenante, ottimo per chi soffre di disturbi di ritenzione idrica. Il suo sapore è simile a quello di una carota, ma più deciso e piccante.

Topinambur

Il topinambur è un tubero dal sapore caratteristico, molto delicato. In molti lo conoscono anche con il nome di rapa tedesca. È molto simile alle patate, ma a differenza di queste, ha la caratteristica di essere adatto anche all’alimentazione dei diabetici, poiché è in grado di tenere sotto controllo la glicemia. A questo va aggiunto che contiene inulina, una fibra che aiuta la regolarità intestinale.

Sedano rapa

Il sedano rapa è un ortaggio molto particolare, che nulla ha a che fare con il sedano classico, o sedano da costa. Del sedano rapa, infatti, si utilizza e si consuma la radice. Contiene pochissime calorie ed ha un gusto delicato, che lo rende adatto alla preparazione di numerose ricette, dalle zuppe, al purè.

Carota

radiciLa carota è una radice molto conosciuta sulle nostre tavole, consumata sia cotta che cruda è ottima per curare patologie legata agli occhi ed alla vista.  È ricca di Betacarotene e altre vitamine, di sali minerali, favorisce un aumento delle difese dell’organismo, oltre ad essere un alimento altamente digeribile. Il suo colore può variare da rosso, giallo, bianco, nero e arancione, quella più comune.

Pastinaca

Appartiene alla stessa famiglia del prezzemolo, carota, sedano e finocchio. È molto simile nell’aspetto alla carota, ma le sue foglie sono più simili a quelle del prezzemolo. Ha un colore biancastro, un profumo simile a quello del sedano ed un sapore dolce che si avvicina a quello della noce. La pastinaca è ricca di fibre, vitamina C, rame, potassio e magnesio. Aiuta la funzionalità digestiva di tutto l’intestino. Si presta alla preparazione di molte ricette. Ottima per essere cucinata al forno, bollita, saltata o cotta a vapore.

Carota viola

Le carote di colore arancione sono di sicuro le più diffuse. Ma forse non tutti sanno che esistono anche carote di colore viola. Si tratta di una varietà di carote che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede nella nostra cucina nazionale. Nasce in oriente ma si sta diffondendo nel vecchio continente con estrema velocità, specie in questi ultimi anni. La carota viola ha un contenuto molto elevato di antociani, sostanze ricche di antiossidanti. Secondo i libri di storia, pare che originariamente fosse il viola il colore classico delle carote, poi modificate in onore dei regnanti del tempo, la casata degli Orange, regnante nei Paesi Bassi, dove nacquero le carote così come le conosciamo noi oggi.

Zenzero

radiciLo zenzero è una radice a cui vengono attribuite numerose proprietà curative. Placa la nausea ed è utile per prevenire il mal di gola. Inoltre, favorisce la scomparsa di dolori muscolari e articolari, è d’aiuto per alleviare i sintomi dell’influenza e del raffreddore e favorisce la digestione. Particolarmente usata nella cucina asiatica, ora si sta diffondendo anche nel nostro paese.

Curcuma

La curcuma è una pianta coltivata dalle grandi proprietà benefiche contenute soprattutto nella sua radice che, una volta essiccata, viene utilizzata come spezia per il condimento. La curcuma è ricca di proprietà benefiche, infatti, è un potente antinfiammatorio naturale e migliora le funzioni di stomaco e intestino.

Rafano

Il rafano è noto anche come cren o barbaforte. Le foglie giovani di rafano sono ricche di vitamina C e nel passato avevano ampio impiego nella cura dello scorbuto. Il rafano è una pianta molto facile da coltivare, che non richiede particolari cure. La coltivazione del rafano avviene a partire dalla fine dell’autunno interrando pezzi di radice della pianta.

Tartufo 

radiciIl tartufo è essenzialmente un fungo dalla forma sferica irregolare che si produce sottoterra, per questa ragione lo inseriamo tra le radici che hanno impiego in cucina. Ne esistono due varietà più note e pregiate, quello bianco e quello nero. Il tartufo bianco è ritenuto il migliore e si trova solo ed esclusivamente in Italia, nelle regioni di Piemonte, Marche ed Emilia. In queste stesse zone ed in Francia si trova anche il tartufo nero, meno pregiato, ma straordinario e molto apprezzato. Il tartufo bianco può essere consumato crudo tagliato a lamelle sottili per insaporire risotti, carni, uova, mentre quello nero è più apprezzato cotto e aromatizzato con erbe.

Scorzonera

La scorzonera orticola, il cui nome può sembrare insolito per molti, è conosciuta anche come asparago d’inverno. È tipica del nostro paese e viene coltivata soprattutto in Piemonte e Liguria. Nel Nord Italia è facile trovarla come pianta spontanea. E’ ricca di vitamina B2, B6, riboflavina, C, A, manganese, potassio, calcio, fosforo, ferro. È ottima per chi soffre di diabete e per le persone che devono seguire un regime ipocalorico.

Piatti tipici: la nduja calabrese

Postato il 07/10/2016

Ogni paese ha le sue ricette tipiche e la Calabria, è risaputo, è nota per l’uso massiccio di peperoncino. Emblema dell’amore dei calabresi per questa spezia è la nduja, un salume noto in tutto il mondo e tipico di questa regione del sud Italia, dalla consistenza morbida e dal gusto particolarmente piccante. Il nome nduja deriva dal termine latino inducere, che significa introdurre, è collegato ad altri due particolari tipi di insaccato, sempre costituiti da carne e spezie, il piemontese salam dla doja e la francese andouille. L’origine di questo prodotto non è chiara, sono, infatti, molte le versioni sulla nascita di questo saporitissimo insaccato.

La nduja calabrese, piccante e deliziosa

nduja Secondo alcuni poiché il termine nduja sembra derivare dalla lingua francese, la sua introduzione in Calabria va attribuita ai Francesi del periodo napoleonico, tra il 1806 ed il 1815. Altri, invece, ritengono che siano stati gli Spagnoli, nel Cinquecento, a portare questo particolare salame insieme al peperoncino sulle coste italiane. In tutti i casi, la nduja nasce come alimento povero, realizzato dai contadini per sfruttare al massimo ogni singola parte del maiale. All’epoca, le parti più pregiate del suino venivano consegnate ai proprietari terrieri, mentre a loro rimanevano solo gli scarti: stomaco, milza, polmoni, intestino, esofago, trachea, faringe, parti carnose della testa, polmoni, cuore, parti molli del retrobocca, muscoli pellicciai, linfonodi, grasso di varie regioni, grassi vari ecc. Queste sono le componenti principali di questo salume e, nonostante sia fatta con queste parti poco nobili, la ‘nduja ha un forte valore nutritivo e terapeutico, dovuto soprattutto dall’abbondante presenza di peperoncino. La nduja è tipica delle zone dell’altopiano del Poro: Spilinga, in provincia di Vibo Valentia, è il comune più importante di questa lavorazione, ma l’area di produzione è estesa a molti comuni, in particolar modo a quelli del versante tirrenico, a tal punto da fare della ‘nduja un alimento associato a tutta la Calabria. Si prepara con le parti grasse del maiale, con l’aggiunta del peperoncino piccante calabrese e insaccata nel budello cieco per poi essere affumicata.

La nduja è ricca di sostanze benefiche per il nostro organismo. Un cucchiaio da tavola di questo prodotto contiene:

Calorie 77 kcal

Kilojoule 322 kJ

Proteine 1,84 g

Carboidrati 0,33 g

Zuccheri 0,08 g

Grassi 7.57 g

Grassi Saturi 2,739 g

Grassi Monoinsaturi 0,866 g

Grassi Polinsaturi 0,866 g

Colesterolo 13 mg

Fibra 0,2 g

Sodio 12 mg

Potassio 40 mg

La ricetta tradizionale vuole che le parti grasse del maiale vengano mescolate con il peperoncino calabrese con proporzione di 2 a 1: ogni 2 Kg di carne 1 Kg di peperoncino. Il tutto viene insaccato nel budello cieco ed essiccato. Solo in seguito viene aggiunto il sale con una percentuale del 3% circa sul totale, ed infine, il tutto viene affumicato. L’abbondate contenuto di peperoncino rosso calabrese, con le sue proprietà antisettiche ed antiossidanti, fa sì che la nduja non abbia bisogno di conservanti né di coloranti. Abbiamo visto com’è fatta la nduja, ma come si mangia? La si consuma spalmandola su fette di pane abbrustolito, meglio se ancora calde, o utilizzata come soffritto per la base di un ragù o di un sugo di pomodoro, con aglio. Può essere usata per guarnire la pizza, prima degli altri condimenti se cruda, oppure appena sfornata. Si può consumare su fettine di formaggi semi-stagionati o può entrare nella ricetta di frittate. Capiamo bene che la nduja non è una preparazione facile da apprezzare la prima volta che la si assaggia. Infatti, il peperoncino calabrese è molto piccante, oltre ad essere presente in quantità decisamente elevata per questo non tutti finiscono per amare questo tipo di insaccato. Per poter assaporare un prodotto dal sapore meno deciso, è possibile scaldare la nduja in un pentolino aggiungendo qualche cucchiaino di ricotta in modo da alleggerirne la piccantezza.

Poiché la nduja si ottiene dalle carni sia grasse che magre, risulterà spalmabile anche a stagionatura completa. Per prima cosa, tagliate la carne a piccoli pezzi con un coltello, quindi macinatela in modo molto fine, questo renderà la nduja più facile da spalmare. Scegliete sempre di usare il peperoncino calabrese, ricco di semi e con buccia molto sottile e tritatelo, quindi unite i 2 composti e salate. Successivamente lasciate riposare per almeno 12 ore. È possibile aggiungere anche del peperone in polvere, diminuendo la quantità di peperoncino, in modo da avere come risultato un salume più colorito e meno piccante, oppure unite del pepe nero in polvere. Una volta riposato, il prodotto sarà pronto per essere insaccato, usando un budello di maiale e uno spago alimentare. Se si dispone di un magazzino o di una stanza appartata, potrete dedicarvi all’affumicatura del salume con del legno di acacia. L’affumicatura farà perdere peso al salume e, nel contempo lo asciugherà, facendogli acquisire più sapore. Prima di essere consumato, il prodotto andrà fatto stagionare da un minimo di un mese, nel caso in cui il peso sia minore di mezzo chilo, fino a giungere ai 2 mesi e mezzo. Per la stagionatura basterà mettere i salumi in una cassetta di plastica sulla base della quale sarà stato posto un panno asciutto. La nduja si può già mangiare dopo 15-20 giorni di stagionatura ma anche dopo un anno perché continuerà a conservare tutte le caratteristiche organolettiche, nonché la tipica consistenza cremosa. Nella ricetta della nduja calabrese si utilizza il peperoncino per insaporire ed il sale per conservare il prodotto.

nduja Abbiamo visto come la nduja si presta per moltissime ricette, come condimento, ma anche come piatto unico sul pane. Esiste una ricetta semplice e veloce, ma davvero gustosa, per esaltare il sapore di questo insaccato ed al contempo mangiare una pietanza saporita e nutriente. Il piatto in questione sono le penne, nduja e pomodorini. La protagonista indiscussa di questo primo piatto, ovvero la ‘nduja,che si scioglierà durante la cottura del sugo formando una cremina che avvolgerà la pasta creando un piatto da leccarsi i baffi. Ecco cosa vi occorre:

Ingredienti

  • 400 gr di penne rigate
  • 500 gr di pomodorini ciliegini
  • 100 gr di nduja
  • 2 cipolle rosse piccole
  • 100 gr di provolone piccante
  • 4 cucchiai da tavola di olio extravergine di oliva
  • Sale q.b.

Preparazione

La prima cosa da fare è scaldare l’olio extravergine di oliva in una padella. A scelta potete decidere di aggiungere dell’aglio, ma questo dipende dal proprio gusto personale. A parte tagliate i pomodorini in 4 parti e uniteli all’olio. Saltate i pomodori e lasciateli cuocere a fuoco vivace per qualche minuto. Intanto mettere a scaldare dell’acqua in una pentola capiente per la cottura della pasta. Una volta a bollore versatevi le penne e fate cuocere avendo cura di scolarla al dente. A questo punto, se non avete aggiunto l’aglio all’inizio, tagliate la cipolla molto fine ed unitela ai pomodorini nella padella. Aggiungete la nduja a pezzi privata del budello ed unite un mestolo di acqua di cottura della pasta per creare una crema che andrà a condire le penne. Mescolate il tutto, mantecate con il provolone e servite in tavola con una spolverate di provolone grattugiato.

Questa è una delle tantissime ricette che si possono ottenere utilizzando la nduja. Ad esempio, potreste provare la ricetta delle crepes da farcire con la ‘nduja insieme ad un po’ di taleggio. Come ogni prodotto tipico che si rispetti, anche la piccantissima ‘nduja ha la sua sagra, che viene celebrata l’8 agosto di ogni anno a Spilinga. In questa occasione, sono presenti stand gastronomici che consentono di degustare la nduja nelle sue mille varianti, il tutto accompagnato da musica popolare e spettacoli di piazza. La festa si conclude con il caratteristico camejuzzu i focu, uno spettacolo pirotecnico davvero spettacolare. Tutto il paese partecipa all’organizzazione di questo evento a cui partecipano ogni anno centinaia di turisti italiani, ma anche provenienti da altri paesi Europei e non.

Le proprietà della patata

Postato il 06/10/2016

Si dice che i tedeschi non ne possano fare a meno, ma anche nel nostro paese il consumo di patate è elevatissimo. Vengono utilizzate per realizzare prelibati contorni o per primi piatti eccezionali, quasi mai mancano sulle nostre tavole, sia calde che fredde, sia al forno che in padella. La patata è un ortaggio originario delle Ande, domesticato per la prima volta nella regione del lago Titicaca, è considerato uno dei principali alimenti degli Inca. Proprio a questo popolo di devono le innumerevoli varietà di patate da loro per adattarle ai diversi ambienti delle regioni da loro abitate. Dovettero passare secoli prima che gli europei venissero a conoscenza di questo bene tanto prezioso.

La patata è uno degli ortaggi più versatili presenti sulle nostre tavole

patataI primi europei a venirne a contatto furono i conquistatori spagnoli del Perù. Ma la sua prima comparsa sul suolo del vecchio continente si ebbe intorno alla metà del XVI secolo, prima in Spagna, un po’ più tardi nei Paesi Bassi e in Italia, poiché all’epoca erano possedimenti iberici. Solo nel 1588 approda in Inghilterra grazie a Walter Raleigh, ancora più tardi in Germania. Originariamente la patata, nel nostro paese, aveva il nome di tartuffolo o tartufo bianco ed era più una pianta ornamentale, ancora poco si sapeva dei suoi ampi possibili impieghi in ambito culinario.  Inizialmente, infatti, veniva considerata un cibo adatto prevalentemente agli animali. La vita nel nostro paese, almeno all’inizio, non fu facile. Le differenze climatiche tra il paese d’origine, il Sudamerica, erano estremamente diverse dai climi europei, per questo la crescita delle piante era difficoltosa ed i raccolti scarsi. A questo andava aggiunto che il suo aspetto non invogliava di certo al consumo poiché strano e poco armonioso, senza contare che, non essendo citata nella Bibbia, alcuni religiosi ritenevano che Dio non intendeva che gli uomini se ne cibassero. A tal punto erano radicati questi pensieri che la patata fu perfino associata alla stregoneria e al demonio.

Ma col tempo le cose cambiarono. Con l’avvento del XVIII secolo aumentò la necessità di cibo in seguito all’enorme crescita demografica dell’Europa e di conseguenza divenne necessario puntare su coltivazioni che rendessero di più rispetto ai cerali. Ecco che la patata, insieme al mais, inizia la sua feconda storia sulle tavole degli europei. La patata poteva, infatti, fornire una grande quantità di calorie e di conseguenza di energia ed aveva tempi di maturazione minori rispetto al frumento, alla segale e all’avena. Il successo della patata si deve anche ai governi di alcuni stati che ne stimolarono la diffusione: tra i primi vi furono Federico Guglielmo I e Federico il Grande di Prussia. Di conseguenza la scienza si interessò a questo nuovo ortaggio al punto che fioccarono, all’epoca, opere che ne illustravano i vantaggi e le proprietà nutritive. Di certo questo aiutò la diffusione della patata, ma, come spesso accade, fu la fame a deciderne le sorti. La scarsità di cibo causata dalle guerre e dalle frequenti carestie, in particolare dalla guerra dei Sette Anni, costrinsero anche i più scettici ad alimentarsi di patate. Senza contare che, essendo un tubero e quindi crescendo sotto terra, subiva danni minori dagli eserciti di passaggio. Così, a partire dal 1770 circa, la patata si diffuse rapidamente in Germania, Fiandre, Francia nordorientale, Inghilterra, Irlanda, poi in Scandinavia, Polonia e Russia, e nei primi decenni dell’Ottocento nell’Italia nordorientale.

Di sicuro tra i maggiori promotori dell’uso della patata come alimento vi fu Antoine-Augustin Parmentier, farmacista e agronomo che conobbe questa coltivazione nella sciagurata condizione di prigioniero dei prussiani durante la guerra dei Sette Anni. I suoi studi e la sua esperienza l’avevano portato a convincersi della grande utilità e salubrità della patata, tanto da dedicarsi anima e corpo nella diffusione della coltivazione e dell’utilizzo alimentare e culinario della patata. In un periodo di tempo relativamente breve, la patata divenne così l’alimento fondamentale nell’alimentazione delle classi povere di gran parte dell’Europa centrale e settentrionale, sostituendo in parte i cereali. In Irlanda la dieta delle classi più povere era basata esclusivamente su latte e patate, poiché il grano era utilizzato per pagare i canoni spettanti ai proprietari inglesi. Quando, però, giunse la grande carestia del 1845-49 causata dalla diffusione di un fungo che provocò la perdita di buona parte dei raccolti nel giro di pochi anni, la popolazione irlandese diminuì drasticamente a causa della fame, delle malattie e dell’emigrazione. Originariamente la patata fu impiegata soprattutto tra le classi povere che, però, non l’apprezzarono poiché la utilizzavano nella maniera meno corretta, cioè per fare il pane, essendo giunto questo ortaggio in sostituzione dei cereali. Senza contare che la qualità delle patate consumata dai contadini e dagli animali era pessima, poiché le patate di migliore qualità erano destinate alla vendita. Fortunatamente non mancò molto prima che ci si rese conto che la patata poteva essere utilizzata anche per la preparazione di raffinate prelibatezze che esaltassero il sapore delicato e dolce dell’ortaggio.

Ma veniamo ai giorni nostri. Nel nostro paese è possibile reperire quattro tipi di patata disponibili normalmente in commercio:

  • Patate a pasta gialla, dalla polpa compatta, il loro colore è dovuto alla presenza di caroteni. Sono utilizzate per le patatine fritte industriali e casalinghe, ma sono adatte anche per le insalate e le cotture in forno.
  • Patate a pasta bianca, dalla polpa farinosa. Sono adatte ad essere schiacciate, per esempio per realizzare il purè, le crocchette o gli gnocchi.
  • Patate novelle, caratteristiche per la buccia sottile, vengono raccolte quando la maturazione non è ancora completa. Sono molto tenere e vanno cotte con la buccia.
  • Patate a buccia rossae pasta gialla, caratterizzate dalla polpa soda che le rende indicate per le cotture intense quali cartoccio, forno e frittura.

patataUno dei principali prodotti industriali ottenuti con le patate sono le patate congelate, utilizzate per essere fritte e servite nei ristoranti e nei fast food. Secondo recenti ricerche di mercato, pare che questo tipo di consumo ammonti ad oltre 11 milioni di tonnellate all’anno. Ampiamente diffuso è anche un altro prodotto industriale: le patatine in busta, un diffusissimo snack a base di patata, presenti in moltissimi paesi. Le patatine sono preparate tagliando e friggendo delle fettine sottili di patate. Il prodotto viene poi aromatizzato con sale o altre spezie ed aromi e poi confezionato. Alcuni tipi di snack sono preparati utilizzando un impasto di fiocchi di patate disidratati. Questi vengono prodotti facendo essiccare un impasto ottenuto con patate bollite e sono utilizzati in diversi prodotti alimentari, uno su tutti il preparato per purè. Un altro prodotto utilizzato in cucina a base di questo ortaggio è la fecola di patate ricavata dall’essiccamento di patate bollite. La fecola è una sorta di farina molto sottile di colore bianco, priva di glutine, ricca di amido ed è utilizzata nell’industria alimentare, ma anche nelle cucine casalinghe, come addensante per salse. La si trova nei supermercati a costi davvero irrisori ed è perfetta anche per rendere più soffici i prodotti di pasticceria.

Le patate oltre ad essere molto versatili, sono anche molto poco caloriche e ricche di sostanze nutritive che fanno bene al nostro organismo. Infatti, 100 gr di patate contengono:

85 Kcal

Acqua 78,5 g

Carboidrati 17,9 g

Grassi 1,0 g

Proteine 2,1 g

Fibre 1,6 g

Le patate, come abbiamo visto, hanno un apporto energetico molto basso rispetto a molti altri alimenti, ma superiore a molte verdure e ortaggi. La patata, però, contenendo molti carboidrati, viene spesso esclusa dall’alimentazione specie di chi segue una dieta o un regime alimentare controllato.  Questo è un errore che compiono in molti non sapendo che la patata favorisce il senso di sazietà. Fatta eccezione per le calorie, per quanto riguarda le altre funzioni nutrizionali le patate hanno caratteristiche simili alle altre verdure. È ricca di alcune vitamine del gruppo B come B1, B2, B6 PP e acido folico, che difficilmente si trovano in altre verdure. Il contenuto proteico è modesto. Per questa regione si consiglia di mangiare come sostituto dei cereali nelle diete dimagranti.  Le patate sono ricche di vitamina C, potassio e oligominerali come rame, ferro, cromo e magnesio. Il carotene, contenuto nella patata, determina, a seconda della sua minore o maggiore presenza, la colorazione gialla più o meno intensa. A causa della loro facile fermentazione le patate sono sconsigliate a chi soffre di dilatazione gastrica. Le patate, poi, favoriscono la formazione e l’espulsione di feci e sono pertanto utili in presenza di emorroidi. Sono inoltre indicate in caso di gastrite, colite, ulcera ed infiammazione della cute. Hanno proprietà energetiche, protettive sulle mucose gastriche, diuretiche ed emollienti. La patata non va mai consumata cruda, perché causa dolori di testa e febbre, per la presenza di solanina, un veleno naturale contenuto anche nelle melanzane. La cottura determina la riduzione di circa il 50% della solanina presente. A tal proposito è utile conservare le patate in locali non illuminati eliminando periodicamente i germogli che tendono a formarsi in superficie. Forse non tutti sanno che in cosmesi, le fette di patate vengono utilizzate per lenire rossori e pruriti della pelle e decongestionare gli eritemi.

Pranzi light da portare in ufficio

Postato il 30/09/2016

Quando si va in ufficio spesso, per questioni di tempo, è fondamentale portarsi il pranzo da casa se non si vuole sempre dover andare al bar durante la pausa. Preparare da sé il proprio pranzo non solo consente di risparmiare soldi, ma spesso ci aiuta anche a mantenerci in linea. Ecco quindi alcune semplici ricette di pranzi light da portare in ufficio e no solo.

Preparare pranzi light non è mai stato così semplice e veloce

Insalata di riso

Pranzi lightSpesso questo piatto lo si prepara per un pranzo in spiaggia o un picnic per la sua facilità di trasporto. Per lo stesso motivo è comodo realizzarla anche da portare in ufficio. Nell’insalata di riso si può mettere qualsiasi cosa in base ai propri gusti. Realizzare un’insalata di riso è semplice e veloce. La prima cosa è utilizzare del riso che non scuoce, il riso apposito per insalate. Dopo averlo cotto va sciacquato sotto l’acqua fredda corrente in modo da bloccarne definitivamente la cottura. Infine basta aggiungere gli ingredienti come prosciutto, mortadella e formaggio a cubetti, tonno, mais, piselli, fagioli, ceci e carote in vasetto di latta, wurstel scottato in padella e tagliato a rondelle, olive, pomodorini. Un’altra buonissima variante è il riso alla greca, con feta, pomodori secchi e olive taggiasche.

Insalata di patate

Questa ricetta è leggera proprio per evitare di addormentarsi sulla scrivania e per mantenersi in linea. Evitate le varie salse come yogurt, senape, maionese, che renderebbero molto pesante il pranzo, ma non per questo si deve rinunciare al gusto. Per preparare l’insalata di patate basta mettere a bollire le patate. Mentre si cuociono, si preparano gli ingredienti da aggiungere come: pomodorini, tonno, feta greca o mozzarella, olive taggiasche, anelli di cipolla di tropea e qualche cappero. Una volta unito il condimento alle patate tagliate a tocchetti, regolare di sale e pepe ed aggiungere prezzemolo a piacimento.

Torta salata con spinaci e ricotta

Le torte salate sono ottime come pranzo in ufficio. Ne esistono un’immensa varietà, con molti tipi di verdura, con o senza formaggio e carne, in base alle proprie esigenze. La torta salata è ottima d’inverno, specie se in ufficio si dispone di un forno a microonde per riscaldarla. Basta utilizzare una pasta frolla già pronta e condirla con spinaci lessati e ricotta, aggiustare di sale e pepe e cuocere in forno per 20 minuti. È ottima sia mangiata calda che fredda.

Plumcake salato con verdure

Questo piatto è una valida alternativa alla torta salata. È possibile prepararlo con largo anticipo e poi portarne qualche fetta in ufficio. Per preparare la torta salata si inizia dalle verdure. Spuntare le melanzane e le zucchine, lavarle e tagliarle a fette sottili; successivamente pulire il peperone e ricavarne delle fettine. Ora non resta che grigliarle. A parte sbucciare la carota, tagliarla a rondelle e lasciarla bollire per circa 5 minuti. Passate alla preparazione vera e propria. Mettete la farina in una ciotola abbastanza grande e unite il parmigiano e lievito. Infarinate le verdure ed unitele al composto appena creato. A parte sbattete le uova con il sale ed il pepe, mescolate tutto molto bene e solo dopo aver creato la giusta consistenza, unite anche il latte e l’olio. Unite quindi la farina e le verdure alle uova, mescolando sempre dal basso verso l’alto e aiutandovi con un cucchiaio di legno. Imburrate leggermente uno stampo da plumcake e versate il composto al suo interno. Infornate tutto a 180° per circa 40 minuti. Terminato il tempo di cottura, lasciate raffreddare la torta e tagliatela a fettine prima di servire.

Insalata di asparagi e uova

Questa ricetta è davvero semplice. Cuoci le uova sode, poi sgusciale, dividi gli albumi dai tuorli e taglia separatamente a pezzettini e fai raffreddare Pulisci gli asparagi e cuocili a vapore per 5 minuti. Prepara un’emulsione di olio, sale e limone, aggiungi capperi dissalati ed erba cipollina tritata Taglia a pezzetti e mettili in una ciotola, condisci con l’emulsione ottenuta e metti in frigo a raffreddare. Prima di servire l’insalata, cospargi con le uova tritate e metti in un contenitore ermetico per portarle con te in ufficio.

Insalata di mare

Pranzi lightQuesto piatto è perfetto per chi è costretto a lavorare anche d’estate. Prepararlo è un po’ più complesso di una classica insalata, ma ne varrà la pena. Iniziate lessando il polpo. Pulite le seppie e i calamari e lavateli accuratamente sotto abbondante acqua corrente. Lavate i gamberetti ed eliminate il filo nero posto sulla schiena sfilandolo dall’estremità della testa. Lavate la carota, eliminate le estremità e affettatela nello spessore di 3-4 millimetri circa. Pulite la cipolla eliminando lo strato esterno di consistenza cartacea, quindi tagliatela a spicchi sottili. Lavate la costa di sedano e affettatela. Selezionare le foglie di prezzemolo, tenetele da parte e tagliatene i gambi a pezzetti molto piccoli. Spellate la testa del polpo, tagliate la testa a listarelle e i tentacoli a fettine, lasciando più lunga soltanto la parte terminale dei tentacoli. Mettete i pezzetti di polpo in una ciotola e unite gamberetti, seppie e calamari. A parte emulsionate l’olio con il succo di limone appena spremuto, tritate le foglie di prezzemolo assieme all’aglio con la mezzaluna. Condite l’insalata di mare con l’olio e il trito mescolando bene. Regolate di sale e lasciate riposare in frigorifero per almeno un’ora prima di servire.

Insalata di ceci

Le insalate sono le cose più semplici da portare in ufficio. Questa è tra le più semplici da fare. Comprate dei ceci in scatola di ottima qualità, lavateli molto bene e conditeli con olio, sale e pepe e un po’ di succo di limone. Unitevi dei cubetti di avocado e della rucola, oppure con sedano, pomodorini e tonno, o ancora con altri legumi.

Lenticchie fredde

Stesso discorso dei ceci vale anche per le lenticchie, cioè comprate lenticchie in barattolo e lavatele molto bene. Conditele con carote e pomodorini, rucola e feta. Le lenticchie sono ricche di proprietà, come tutti i legumi, e sono un’ottima alternativa alle proteine animali.

Insalata autunnale di spinaci

Gli spinaci si possono mangiare anche crudi, forse non tutti lo sanno, basta lavarli bene, tagliarli e poi condirli con noci, pere e gorgonzola. Per dare alla vostra insalata un tocco in più aggiungete un po’ di aceto balsamico e dei crostini di pane all’olio e delle scaglie di grana.

 

Schiscetta vegana

Per questo piatto light Potete utilizzare il tofu o il seitan grigliati per preparare un’insalata leggera. Aggiungete dei germogli, dei semi misti, e le vedure che preferite. Condite con olio e sale o con una salsa a base di yogurt, menta, olio, sale e limone. Farcite la schiscetta, un piccolo panino morbido.

Cous cous alle erbe

Pranzi lightImpossibile preparare un piatto di pasta al mattino prima di andare a lavoro, per questo il cous cous è una valida alternativa per chi non ha molto tempo a disposizione, ma non vuole privarsi di un bel primo piatto. Basta versare dell’acqua bollente sul cous cous con dell’olio. Coprite tutto e aspettate pochi minuti. Sgranate il cous cous con le mani o con una forchetta e conditelo con un trito di menta e basilico, pomodorini, pinoli e feta.

Chicken salad

Ritorniamo alle insalate. Questa, ad esempio, è una pietanza molto amata dagli americani. Dovete solo grigliare delle fettine di pollo o tacchino. Tagliatele poi a striscioline e una volta fredde utilizzatele per arricchire un’insalata classica di lattuga tagliata finemente. Condite con scaglie di parmigiano, cubetti di pane abbrustolito, olio e sale. Evitate di aggiungere salse alla maniera americana perché rendereste il piatto troppo pesante.

Insalata esotica

Questo piatto a base di avocado e mango è ricco di vitamine e sali minerali. Tagliate i frutti a cubetti o a fette e aggiungete del sedano, rucola o songino. Condite tutto con olio, sale, pepe e limone e aggiungete se vi va dei cubetti di formaggio caprino o primosale o gorgonzola e delle mandorle tostate.

Raw salad di zucchine

Il raw food è la grande moda del momento ed è anche molto veloce da preparare perché tutto va utilizzato crudo. Tagliate a rondelle le zucchine crude e conditele con granella di nocciole, gorgonzola, ricotta o scaglie di parmigiano e accompagnatele a dei crostini integrali.

Cous cous di cavolfiore

Altro piatto crudista perché in questo caso il cous cous è fatto con il cavolfiore tritato. Mettete le cimette di cavolfiore in un frullatore e tritatatelo finchè non sembrerà un vero cous cous. Strizzatelo per eliminare l’acqua in eccesso e condite con pomodori secchi sott’olio, capperi, olive nere, primosale, rucola o valeriana. Completate con olio, sale e pepe.

Mangiare il peperone fa bene alla salute

Postato il 30/09/2016

Nonostante per alcuni risultino pesanti e difficili da digerire, i peperoni sono ricchi di sostanze benefiche per il nostro organismo e ci aiutano a tenere lontane le malattie più ed i disturbi più comuni. Il peperone, il cui nome scientifico è Capsicum L., è un ortaggio appartenente alla famiglia delle Solanaceae, di cui fanno parte non solo il peperone, ma anche i peperoncini piccanti, dolci ed ornamentali. Originario delle Americhe, oggi è ornai coltivato in tutto il mondo. Ma scopriamo quali sono i benefici del mangiare peperoni e cosa contengono da renderli tanto speciali per la nostra dieta.

Il peperone ci aiuta a prenderci cura di noi stessi

peperone Erroneamente molti credono che il peperone sia poco digeribile. Il motivo è la presenza sulla buccia di cellulosa che gli esseri umani non scindono come gli erbivori e che quindi, se in grosse quantità, risulta indigesta. Inoltre, va detto che l’alimentazione moderna porta a consumare troppi prodotti della famiglia delle solanacee che contengono una sostanza chiamata solanina, che se assunta in dosi elevate è persino tossica e il corpo spesso ne diviene intollerante rifiutandone anche la digestione. Per ovviare a questo problema è bene consumarne in quantità limitata, senza eccedere. Il peperone produce meno solanina se è coltivato al sole durante l’estate, quindi è bene preferire quelli di stagione, meglio ancora se colorati, rossi e gialli, mentre quelli verdi essendo più acerbi sono da evitare vista la percentuale maggiore di solanina.

Esistono varie tipologie di peperoni. Quelle maggiormente consumate in Italia sono:

Peperoni dolci:

  • Peperoni quadrati: giallo o rosso di Nocera, giallo o rosso d’Asti, Braidese rosso o giallo, California Wonder, Yolo Wonder, Topepo o peperone pomodoro.
  • Peperoni a corno: Corno di toro, lungo Marconi, lungo di Chiasso, toro di Spagna, peperoni di Senise IGP, verticus.
  • Peperoni allungati: peperoncino sottile lungo e dolce, sigaretta di Bergamo, lungo di Nocera.

Peperoni piccanti:

  • Peperoni a corno: Peperoncino sottile e lungo di Cajenna.
  • Peperoni quadrati: nano quadratino d’Asti, quadrato piccolo del Veneto, piccolo di Firenze, Pimento.

Naturalmente ogni colore ha la sua caratteristica:

Il verde ti depura: il peperone ha questa tinta quando viene raccolto in anticipo e ha un gusto pungente. Si presta perfettamente per la peperonata o l’insalata. Fanno parte dei peperoni verdi sono anche i “friarelli” che sono coltivati in Campania e, nonostante l’aspetto simile al peperoncino, sono dolcissimi.

Il rosso ti fa sentire sazio: ha una polpa croccante, spessa e zuccherina. È ideale per i pinzimoni e cotto alla brace, sazia in fretta ed è il più ricco di principi nutritivi.

Il giallo è antiossidante: è il più tenero e succoso. Ottimo crudo, si usa col pomodoro per rendere corposi i sughi.

Di sicuro sono molto gustosi, qualunque sia il loro colore, ma i peperoni sono anche ricchi di sostanze utili al nostro organismo. Infatti, 100 grammi di prodotto contengono:

Acqua 92,30 g

Carboidrati disponibili 4,20 g

Zuccheri solubili 4,20 g

Proteine 0,90 g

Grassi 0,30 g

Fibra totale 1,90 g

Sodio 2 mg

Potassio 210 mg

Ferro 0,70 mg

Calcio 17 mg

Fosforo 28 mg

Vitamina B1 0,05 mg

Vitamina B2 0,07 mg

Vitamina B3 0,50 mg

Vitamina A 139 µg

Vitamina C 151 mg

peperone I peperoni andrebbero consumati con maggiore frequenza durante l’estate, non solo perché sono di stagione, ma anche perché, essendo ricchi di acqua, aiutano a reintegrare i liquidi nell’organismo, essendo il peperone composto al 92%, e sali minerali quali fosforo, magnesio, potassio, ferro e calcio. Contiene una percentuale di vitamina C quattro volte maggiore che negli agrumi con la conseguente capacità di aumentare la resistenza alle infezioni. Inoltre irrobustisce i muscoli e favorisce l’assorbimento del ferro. Insieme al contenuto di vitamina A, di cui sono molto ricchi 0,7 mg per 100 gr, otteniamo il beneficio di una prevenzione dai radicali liberi grazie alle proprietà antiossidanti di queste due vitamine. Questo permette di prevenire malattie di invecchiamento della pelle, tumori e malattie cardiovascolari. Tra le vitamine troviamo la presenza del gruppo B e delle vitamine E, J e K. Il potassio e il carotene hanno anche proprietà diuretiche quindi utili alle funzioni urinarie.

La percentuale di fibra contenuta in questo ortaggio è ottima e aumenta il senso di sazietà al punto da renderlo particolarmente adeguato per chi sceglie un regime alimentare controllato. Inoltre, contiene davvero pochissime calorie.  Un’altra sostanza presente è la capsaicina, presente sotto la buccia che ha proprietà antibatteriche, antidiabetiche, analgesiche e antitumorali. I peperoni sono frutti che appartengono al VII° gruppo degli alimenti e si caratterizzano per un modesto apporto energetico proveniente soprattutto dal contenuto in fruttosio, mentre lipidi e proteine risultano pressoché inesistenti. I peperoni in generale, più sono rossi, più betacarotene e vitamina C contengono. Molto importante, come del resto accade un po’ per tutti gli ortaggi, l’ambiente nel quale vengono coltivati. Infatti, le condizioni ideali per massimizzare il contenuto di betacarotene sembrano essere quelle in cui la temperatura si mantiene costante intorno ai 20°C. Proprio come altri carotenoidi, il betacarotene viene meglio assorbito se servito in un piatto ricco di lipidi. Ecco perché si consiglia di aggiungere un cucchiaio d’olio in cottura, perché può migliorare la disponibilità di questo prezioso nutriente per l’organismo. Per preservare al massimo la vitamina C contenuta nei peperoni, l’ideale sarebbe consumarli crudi. Tuttavia, per migliorare la digeribilità dell’ortaggio e la disponibilità dei carotenoidi, si consiglia una più sana cottura al vapore o in padella a fiamma non troppo viva.

Abbiamo visto quanto il peperone fa bene alla nostra salute. Ecco alcune curiosità su questo straordinario ortaggio:
Il peperone è molto vario nella forma, nel colore e nel sapore: possiamo trovare forme più allungate adatte alla frittura, comunemente chiamati “friggitelli”, forme più tonde, a campana o vagamente quadrangolari.

Il sapore va dal dolce e delicato al forte e piccante.

Le dimensioni sono variabili a seconda della varietà.

Il colore cambia nella maturazione dal verde al giallo, dal verde al rosso, dal verde allo striato giallo o rosso.

Alcune varietà particolari tipiche hanno maculature e viraggi verso il viola, l’arancione e altri colori scuri.

C’è stato uno studio sugli estratti di peperone che ha stabilito che mangiare questo ortaggio riduce il rischio di contrarre alcune forme di tumore, ad esempio quella al cervello causata probabilmente dalle nitrosammine. Il contenuto di vitamina C e betacaroteni sembra essere parte integrante di questo effetto protettivo anche se non se ne conoscono ancora bene i meccanismi.

Un altro studio ha dimostrato che la sostanza luteolina presente nei peperoni è utile per rallentare l’invecchiamento delle cellule del cervello che porta così a migliorare la memoria e rimanere più giovani.

Il peperone nasce oltre oceano, ma ormai è entrato di diritto a far parte del nostro patrimonio culinario, non solo italiano ma europeo. Il peperone in cucina ha ampio impiego: crudo viene usato in pinzimonio o nel gazpacho; cotto, nella bagna cauda e nalla peperonata; in altri paesi del vecchio continente si va dalle fajitas alla ratatouille. Se la bagna cauda è un tipico piatto piemontese, la peperonata invece è tipica dell’Italia del sud e già dal nome è facile immaginare che qui i peperoni sono protagonisti assoluti, cotti in padella con olio extra vergine di oliva, pomodoro, cipolle, aglio. Si passa poi alla sicilianissima caponata, a base di melanzane, che ha molte varianti locali, alcune che prevedono l’uso dei peperoni ed altre no. Sempre siculi sono i peperoni con la mollica, una delle pietanze più gustose che questi prodotti possano avere. Come altre verdure, i peperoni possono essere preparati ripieni. Se non si tollera la buccia, il modo più veloce per eliminarla è cuocere i peperoni alla griglia, in questo modo sarà estremamente facile staccare la pellicola che li ricopre. Il peperone è estremamente versatile, può essere cucinato con molte tecniche o può non essere cucinato affatto, e consumato sott’aceto o crudo, magari insaporito con olio, pepe e sale.

peperone L’importante, al momento dell’acquisto, è controllare che i frutti siano sodi, senza grinze e ammaccature, e che abbiano il picciolo. In frigorifero possono essere conservati per qualche giorno, mai, però, superare la settimana. Per quanto riguarda le ricette internazionali, tra le più note c’è il gazpacho, una zuppa fredda spagnola originaria dell’Andalusia, preparata frullando insieme ingredienti crudi come pomodori e peperoni, cetrioli, cipolla e aglio, e aggiungendo olio, sale e pepe. Successivamente, il composto viene passato al setaccio, si aggiunge mollica di pane raffermo insaporita con aceto. La zuppa va poi fatta raffreddare in frigorifero. Spostandosi in America, è tipicamente messicana la ricetta delle fajitas, carne di manzo o pollo piccante accompagnata da peperoni e servita generalmente su tortillas di mais che la avvolgono. Forse non tutti sanno che dai peperoni si ricava una spezia usata in moltissime preparazioni, sia dolce che piccante, cioè la paprika.

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