Intossicazioni da metalli pesanti – Prima Parte

Avrete sicuramente già sentito parlare di metalli pesanti. I più citati di solito sono il piombo, il cadmio, il nichel, il cromo o il mercurio, il cobalto ma anche il selenio e l’arsenico benché non siano propriamente dei metalli. Dare una definizione univoca di questi elementi non è semplicissimo. In chimica un elemento può essere definito pesante se la sua densità è superiore ai cinque grammi per centimetro quadrato oppure se il suo peso atomico è superiore a venti, in biologia un metallo pesante è un elemento dotato di uno ione positivo in grado di formare molecole complesse, con una una predisposizione ad accumularsi nell’organismo e alterare i legami enzimatici. In generale si definiscono metalli pesanti tutti quei metalli, metalloidi e semimetalli che hanno proprietà tossiche per gli organismi biologici.

I metalli pesanti sono fortemente insidiosi per la nostra salute per almeno tre ragioni:

  • Si trovano ovunque. Le condizioni ambientali e l’inquinamento ce li fanno trovare nell’aria, nell’acqua e nel cibo che consumiamo. L’aria cittadina nei giorni peggiori offre concentrazioni di questi elementi allarmanti, gli scarichi industriali sono scarsamente controllati e anche scegliendo coltivazioni biologiche non si possono escludere contaminazioni del terreno di coltivazione, dell’acqua piovana e di quella utilizzata per le irrigazioni. Alcuni metalli pesanti o i derivati del petrolio vengono comunemente impiegati nell’industria cosmetica e del benessere. Poi si possono trovare negli attrezzi da cucina, ad esempio in una pentola di acciaio vi sono cromo e nichel. Così si spiega la famosa dicitura acciaio inox 18/10 dove la frazione rappresenta la percentuale con cui sono presenti questi due metalli pesanti. È possibile trovare traccia di metalli pesanti negli oggetti di uso comune come quelli tecnologici, ma anche in quelli a buon mercato, ma persino le fibre dei tessuti o il luogo di lavoro possono rappresentare una fonte di contaminazione.

  • I metalli pesanti sono bioaccumulatori. Questo significa che la loro tendenza è quella di depositarsi e accumularsi nelle cellule e quindi nei tessuti, negli organi e infine nel sistema. Le particelle di metalli pesanti possono permanere per anni negli organi emuntori quali fegato e reni, nel sistema nervoso, nelle ossa e nei polmoni, dove interferiscono con le corrette funzioni metaboliche e possono penetrare nel cuore della cellula fino ad alterarne il DNA. Dato il loro inesorabile accumularsi e le numerose fonti intossicanti dopo un certo periodo l’organismo e i suoi sistemi detossificanti non sono più in grado di contrastare la loro azione. Il corpo si debilita sempre più e apre il passo allo stress ossidativo che può facilitare l’insorgere di patologie di carattere infiammatorio e degenerativo.

  • I metalli pesanti ingannano l’organismo. Quando la nostra alimentazione non fornisce il giusto apporto di vitamine, sali minerali, antiossidanti e sostanze chelanti (cioè in grado di legarsi ai metalli pesanti e di trasportarli fuori dall’organismo) il nostro corpo reagisce impostandosi sulla modalità “sopravvivenza”. Se mancano i microelementi necessari per svolgere le normali funzioni metaboliche, il corpo è costretto ad utilizzare i metalli pesanti in sostituzione ai microelementi fondamentali quali ferro, rame, zinco, manganese e calcio in modo da mantenere attivi i processi enzimatici. Per supplire alle carenze e sopravvivere l’organismo ad esempio può utilizzare l’alluminio al posto del magnesio, il piombo in sostituzione del calcio e del ferro o il cadmio al posto dello zinco. Tuttavia i processi fisiologici avvengono correttamente solo in presenza degli elementi fondamentali. L’impiego dei metalli pesanti infatti comporta non poche conseguenze negative: oltre ad intossicare gradualmente la cellula, ostacola le attività enzimatiche inibendo i siti di legame e blocca la produzione di ATP, la principale fonte energetica dei processi fisiologici. Inoltre i metalli possono innescare processi di alterazione al livello molecolare e genetico, modificando la stessa struttura della cellula. I metalli pesanti favoriscono anche la formazione di radicali liberi perché sono in grado di distruggere i legami molecolari e di conseguenza creare composti instabili che innescano il processo ossidativo. Ciò può aprire il passo a diverse patologie di tipo infiammatorio e degenerativo.

Ora facciamo una rapida carrellata su quali sono i principali metalli pesanti e quali sono le principali conseguenze e malattie legate alla loro presenza.

Il comunissimo alluminio è un metallo di uso piuttosto diffuso: pensiamo solo alle lattine e ai fogli ad uso alimentare: tutti noi ne abbiamo in casa. Tuttavia la sua presenza nell’organismo può comportare danni al sistema nervoso centrale. Studi clinici hanno evidenziato una correlazione fra intossicazione da alluminio e l’insorgere di morbi senili quali l’Alzheimer o di sindromi come l’autismo.

Il cadmio è un elemento con struttura molecolare molto simile allo zinco, uno dei microelementi indispensabili alla vita. Spesso questi due metalli vengono assunti simultaneamente attraverso alimenti ricchi di carboidrati, amidi e zuccheri semplici come ad esempio i cereali, la barbabietola e la canna da zucchero. Se allo stato naturale questi contengono un rapporto di cadmio/zinco di 1 a 20, durante la raffinazione quasi tutto lo zinco viene eliminato, lasciando inalterata invece la presenza di cadmio che si sostituisce allo zinco nei processi fisiologici. Limitare l’assunzione di farine e zuccheri raffinati permette di tenere a bada la concentrazione di cadmio che in dosi elevate può condurre a patologie renali ed epatiche, arteriosclerosi, tumori e danni al sistema immunitario.

Il piombo è un altro metallo pesante estremamente pericoloso. Colpisce principalmente il sistema nervoso centrale dove può provocare danni cerebrali con demenze e difficoltà cognitive, ma colpisce anche gli organi emuntori più importanti: reni e fegato. L’esposizione al piombo può essere legato all’ambiente lavorativo e domestico dove l’intossicazione può avvienire sia vie respiratorie che per ingestione involontaria. Effetti simili a quelli del piombo li provoca il mercurio che può essere mortale in dosi minime.

Il nickel è un elemento di traccia nell’organismo. Significa che la sua presenza è necessaria per ragioni fisiologiche in quanto partecipa ad alcuni processi enzimatici. Tuttavia se la sua presenza supera determinati livelli può innescare reazioni allergiche violente e favorire l’insorgere di patologie respiratorie come asma, bronchiti croniche ed enfisema. Il nickel si trova nei frutti di mare, in alcuni cereali come l’avena e il grano saraceno, in alcuni tipi di legumi e nei grassi vegetali idrogenati come la margarina. Altre fonti di nickel sono il fumo di sigaretta, la bigiotteria, gli scarichi dei motori e dei riscaldamenti, alcuni pesticidi, le scatolette e le lattine per alimenti e bibite dove l’assorbimento può avvenire per inalazione o contatto con le mucose.

L’arsenico, il palladio e il cromo sono considerati altamente cancerogeni, lo stagno crea danni all’apparato gastrointestinale e fenomeni irritativi a occhi, pelle e vie urinarie, il platino può alterare il DNA e danneggiare fegato e reni mentre un eccesso di rame può comportare danni epatici permanenti, disfunzioni renali, emicranie e danni cerebrali.

La lista potrebbe continuare, ma noi per oggi ci fermiamo qui, lasciandovi il link ad un .pdf sulla tossicologia dei metalli pesanti e le loro conseguenze. La prossima volta parleremo di come è possibile aiutare il nostro organismo a detossificarsi dall’accumulo di metalli pesanti.

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